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Immagine del redattoreFrancesca D'Elia

Vivere il presente per alleviare il dolore

“Il dolore che non è ancora arrivato è evitabile”

Yoga Sutra 2.16 Tradotto da Swami Satchidananda.


I più grandi maestri che ho incontrato durante il viaggio mi hanno colpito per diversi aspetti del loro modo di essere, di comunicare, di mangiare, di pensare in modo piacevole o meno.


All’inizio dell’avventura in Oriente mi capitava di incontrare santoni ad ogni lato della strada, pronti a darmi una benedizione, leggermi la mano, a guardare al mio passato, a darmi lezioni di vita.


Arrivai in India scettica verso la spiritualità, con forti resistenze verso quel mondo così diverso e a tratti ingiusto, in cui molti erano pronti ad inchinarsi e a sacrificare anche i pochi averi che avevano per il proprio “guru”. È proprio nell’indole degli indiani essere devoti verso i maestri.


Devo ammettere che il mio approccio iniziale non è stato dei più aperti; ero spesso sulla difensiva e non capivo tantissime cose di quel mondo così diverso. Finchè non ho avuto un crollo di nervi, una rivoluzione interiore dolorosa e salvifica.


Tra le tante cose che non capivo, proprio non mi capacitavo di cosa la gente trovasse di umanamente stravolgente in questi personaggi che spesso ai miei occhi risultavano pieni di ego, ben attenti all’aspetto esteriore, sempre alla ricerca di attenzioni e adorazioni.


Sono personaggi curiosi, fuori dall’ordinario nel bene e nel male; grandi oratori che ti inondano di parole e che in qualche modo ti costringono ad ascoltare quello che hanno da dire. C’era quello che per un’ora mi ha parlato della storia di Carlo Magno, quello che inveiva contro la coca-cola e le grandi multinazionali seduto comodamente sulla sella della sua Harley Davidson, quello che ha vissuto con i pastori indiani per anni nel deserto in un viaggio spirituale, ma che avrebbe fatto di tutto per una foto o un momento di adorazione.


Tra le tante parole ascoltate, però, c’era sempre un tema che ritornava nelle parole e nei discorsi dei vari santoni; il tema del tempo.


Pensare al passato porta alla depressione per ciò che non c’è più,

Pensare al futuro crea ansia per ciò che potrebbe essere,

Vivere il presente porta alla consapevolezza e alla felicità.”


Proprio da qui partirò per parlare del Sutra 2.16, nelle quali parole riecheggiano le voci degli strani maestri indiani.


Gli Yoga Sutra sono una raccolta di 196 aforismi creati da Patanjali, suddivisi in 4 capitoli. Rappresentano la guida sulla strada dello Yogi e attraverso brevi frasi lo guidano verso Kaivalya Pada, la suprema liberazione.


“Il dolore che non è ancora arrivato è evitabile”


In questo Sutra, Patanjali, ci vuole comunicare che lo Yoga è un potente strumento per prevenire le sofferenze create dalle mente: i dolori dovuti all’ansia dello sguardo rivolto al futuro o la tristezza di quello rivolto al passato.


Il filosofo indiano ci ricorda che il dolore passato non esiste più, che il dolore presente sta facendo il suo percorso e che il dolore futuro può essere contenuto se si segue una vita secondo i precetti Yogici della consapevolezza, dell’accettazione, del non giudizio e del non attaccamento. Questi ultimi sono altri temi che spesso mi hanno accompagnato nel viaggio, grazie ai quali sono riuscita a trovare alcune risposte a molte delle mie domande.


Questo Sutra fa parte del secondo capitolo, nel quale si parla delle pratiche e si approfondiscono l’importanza dell’osservazione su di sé e le pratiche sul tappetino.


Attraverso la pratica, il corpo diventa forte e flessibile, anche il respiro si fa costante e porta energia a tutto il corpo e la mente è allenata a rimanere nel momento presente.

Grazie alla pratica sarà anche possibile avere una migliore comprensione della propria mente, parte fondamentale per poi approcciarsi alla meditazione.


Il primo passo verso la prevenzione della sofferenza futura è l’osservazione del presente.


Ad esempio, praticando un’attenzione concentrata su quello che si compie durante la giornata, sarà possibile capire cosa ha scatenato sensazioni spiacevoli, al fine di cambiare modalità di azione la prossima volta che si presenterà una simile situazione.

Osservare ciò che succede come uno spettatore esterno senza giudizio, può aiutare a riconoscere quelle situazioni che durante la giornata si ripetono; quei momenti di stress dovuti alla corsa per non arrivare in ritardo, all’ansia da prestazione a scuola o al lavoro, alla frustrazione che si prova quando ci si mette a paragone con altri.

Lo yoga, nella sua totalità, inteso come stile di vita, ci insegna come affrontare questi momenti e a dare loro il giusto peso e gli strumenti per affrontarli.


La pratica degli asana, dei movimenti del corpo, riesce ad indirizzare verso tanti di questi insegnamenti; ci insegna a respirare consapevolmente, ad essere attenti al presente per coordinare ogni movimento, ci ricorda di trovare il nostro equilibrio partendo da noi stessi e ci stupisce ogni volta che ci insegna che tutto si trasforma e noi, a nostra volta, ci trasformiamo con il tutto.



Prevenire il dolore è possibile attraverso la consapevolezza dei nostri pensieri e le scelte di vita che facciamo.



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