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La guida interiore

Ti è mai capitato di sentirti pienamente cert* che la scelta che stavi per fare fosse quella giusta?


Senza avere una spiegazione logica o razionale sapevi quale decisione prendere senza incertezze, ma senza avere la certezza del risultato.


Immagina di trovarti davanti a un bivio e sapere perfettamente quale strada scegliere nonostante tu ancora non sappia dove ti porterà.


Prova a chiudere gli occhi e a ripercorrere la tua storia, osserva quando ti è capitato, davanti a quale grande o piccola scelta hai saputo esattamente cosa fare senza esitazioni.


Se ti è successo almeno una volta, allora sei entrat* in contatto con la tua guida interiore.


Mia nonna, donna di profonda fede e devozione per la famiglia, il lavoro e il prossimo è stata sotto questo punto di vista una grande Maestra; quando non sapevo cosa scegliere, mi diceva sempre “scegli con il cuore”.


Ora, a distanza di anni, ripenso alle sue parole e capisco che sono in perfetta sintonia con la teoria della guida interiore. Ciò che mi stava dicendo la mia saggia nonna era di ascoltare me stessa e di affidarmi alla saggezza innata che ognuno di noi ha dentro sé stess*.


Ognuno di noi infatti porta dentro di sé un tesoro di saggezza, una dimensione della coscienza che conosce tutte le cose, che contiene tutte le risposte, le indicazioni e la guida di cui abbiamo bisogno.


Questo tesoro si chiama supercoscienza e per potervi arrivare è necessario porci in ascolto, calmare la mente e le emozioni al fine di percepire i messaggi dell’intuizione.


Cosa puoi fare per ascoltare la tua guida?


Quando non sai cosa fare mettiti comodo e respira, cerca di portare pace nella mente e nel cuore, quando senti di averla raggiunta concentrati sul punto in mezzo alle tue sopracciglia e poni la domanda che vorresti fare alla tua guida, poi resta in ascolto.


A volte è il corpo a guidarci in una determinata direzione, la sentiamo sulla pelle e ci viene naturale seguirla. Altre volte invece capita di riconoscere che era la strada giusta perché sentiamo la spinta e la motivazione giusta che ci sprona ad insistere verso una direzione e che ci rende pienamente convinti di quello che stiamo facendo, come se sapessimo già che comunque sarebbe andato tutto bene.


Un giorno in Malesia avevo perso l’ultimo autobus per tornare in città da un piccolo villaggio nella foresta del Taman Negara in cui avevo passato gli ultimi giorni; volevo assolutamente trovare il modo di lasciare il piccolo villaggio per poter continuare il viaggio. Così, girando per il paesello mi fermai a parlare con un signore sulla 50ina che fumava la sua Marlboro di fianco al suo Defender bianco; mi raccontò di lui, della sua passione per le foreste, la natura e la storia.

Si chiamava Mike, aveva un paio di occhiali rotondi e il suo viso ricordava vagamente quello di Gandhi, fumava 2 pacchetti di sigarette senza filtro al giorno e beveva solo caffè con latte condensato.

Gli raccontai del viaggio e lui si offrì di darmi un passaggio fino alla prima stazione degli autobus. Mi Presi qualche minuto di tempo per allontanarmi e per pensarci su, alla fine era uno sconosciuto appena incontrato in uno dei posti più remoti della Malesia; così cercai la calma dentro di me, iniziai a respirare e piano piano sentii che dentro di me cresceva la consapevolezza della scelta che dovevo prendere: potevo fidarmi di Mike.

Così, dopo pochi minuti dal nostro primo incontro partimmo insieme alla volta di Kuala Lumpur e con il passare delle ore Mike passò ad essere da perfetto sconosciuto ad amico e compagno di viaggio e il passaggio in macchina che doveva durare 3 ore si trasformò in un roadtrip di 8 giorni insieme.



Durante il viaggio, dai tanti insegnamenti ricevuti per strada e nei ritiri di meditazione, emergeva spesso la metafora del mare come la mente: se le onde sono alte e tempestose il capitano non vede precisamente la rotta, se le onde sono calme, invece, il mare è tranquillo e allora il capitano saprà osservare più lucidamente ciò che succede all’orizzonte e capire quale rotta prendere.


Yogananda invece, per spiegare la guida interiore, la paragonava alle onde di un lago: più la superficie dell’acqua è calma e più è facile scorgere il riflesso della luna senza increspature, nella sua intera naturalezza, come in uno specchio.

La luna rappresenta il nostro Sé Superiore, quella Onnisciente scintilla divina che ha accesso a tutta la Verità.


L’Introspezione così intesa si differenzia dall’autoanalisi, quest’ultima è un processo razionale guidato dalla parte razionale, logica, pragmatica che ritrova le risposte alle nostre domande in esperienze già vissute, si aggrappa a dei dati attesi più “matematicamente” certi. L’introspezione invece è un processo basato sull’intuizione, che è la capacità del nostro Sè di attingere dalla Verità, quella pura e suprema, senza cercare le risposte nella ragione.


Le intuizioni non sempre sono accompagnate dalla logica, si riconoscono perché ci si sente sicuri e fiduciosi, si prova certezza e verità; a differenza del ragionamento che spesso ci apre a mille scenari diversi spesso in contraddizione tra loro e che rischiano di generare al contrario a una situazione di confusione totale.


Durante il viaggio il ritmo della vita era diverso, il mio corpo, l’alimentazione, il sonno, i pensieri, l’ambiente erano diversi. Tutto aveva un ritmo più umano, c’erano momenti intensi e lunghi momenti di spostamento su bus, barche, macchine, tuk-tuk che mi aiutavano a fermarmi, mentre l’unica cosa che si muoveva velocemente era il panorama oltre il finestrino.


Quando il mezzo era confortevole e il viaggio era tranquillo, allora mi rilassavo, il respiro si faceva più profondo, la mente rallentava i pensieri e anche le emozioni diventavano “calme”; mi perdevo con lo sguardo su ciò che succedeva fuori, come si dice “con lo sguardo perso nel nulla”.


Ho imparato che questi momenti sono simili a uno stato meditativo in cui non senti il corpo, la mente è calma e il tuo sguardo è fisso su un punto.


Questo è uno di quei momenti che durante il viaggio mi hanno permesso di sviluppare la concentrazione e aumentare la capacità di ascolto.


Quando sei in giro con lo zaino in spalla senza un piano dettagliato, impari che tutto può succedere e che devi essere pront* a trovare almeno una soluzione al prossimo inghippo, e imparare ad ascoltare le intuizioni mi ha permesso di fare le scelte “giuste”.


Guardandomi indietro non vedo scelta che avrei fatto in modo diverso, per questo ringrazio la mia Guida Interiore, che mi ha sempre illuminato il cammino.




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